In Italia il fenomeno si è sentito di più non perché fosse più intenso che altrove, ma solo perché si è avvertito in ritardo a causa di una errata percezione dovuta alla mole dei risparmi privati che hanno fatto da ammortizzatore nei primi anni di cambiamento.
E’ evidente, altresì, che la decisione di velocizzare il processo di globalizzazione ha aggravato il problema. Anche se la scelta è stata basata su ipotesi contrarie: allargo il mercato e riduco l’effetto della crisi sul PIL, senza pensare che si è importato povertà. La riduzione dei margini dovuta alla concorrenza “sleale” con paesi come Cina, Corea, India, ecc., ha reso molto più devastante il blocco dei crediti delle aziende. I tutto avvento contemporaneamente all’introduzione dell’Euro che ha comportato una perdita di potere di acquisto di oltre il 40%. Purtroppo, gli effetti negativi della “globalizzazione sfrenata” impiegheranno lustri ad essere assorbiti e metabolizzati dalle economie occidentali.
A tutto ciò si è aggiunta la potenziata inefficienza dello Stato e la sua incapacità, fino ad ora, di far fronte agli impegni assunti: pagamenti con tempi improponibili nei confronti dei suoi fornitori e anche nei confronti dei dipendenti (si pensi al TFR!).
Negli ultimi 5 anni la situazione è diventata insostenibile. Ma le Istituzioni, a tutti i livelli, non hanno saputo trovare, fino ad ora, la strada per ridurre l’impatto negativo di tale sconvolgimento epocale. In realtà è probabile che non abbiano voluto/potuto a causa del ribalzo enorme che una politica attenta a questo problema avrebbe comportato sul PIL e, di conseguenza, sul debito pubblico.
Diciamo che la scelta è stata, dal loro punto di vista, il male minore. Hanno deciso di pagare un prezzo: lasciare al loro destino i più deboli. Una sorta di soluzione spartana: i più deboli soccombono a vantaggio dei più forti! Non bisogna lasciarsi ingannare dagli imbonitori politici, vecchi e nuovi, che fanno promesse di soluzioni magiche! Chi ha la responsabilità delle decisioni economiche ben conosce la psicologia del cittadino nelle sue varie classificazioni. Pertanto, le scelte che la politica potrà realizzare saranno solo quelle che il sistema nel suo complesso potrà sostenere. Il resto saranno i cittadini, da soli, a doversi rimboccare le maniche e a trovare la soluzione meno dannosa ai loro problemi.
Non bisogna meravigliarsi della situazione drammatica in cui si trova il Paese; bisogna meravigliarsi di come ancora si trovi la forza di resistere. Questa capacità di resistenza ha qualcosa di eroico, di straordinario ma nessuno verrà premiato con una medaglia!
I Governi che si sono susseguiti fino al 2018 hanno avuto, fino ad ora, una enorme responsabilità. Si sono lavati la coscienza con l’introduzione della legge 3/2012 (legge antiusura o salva suicidi) ma non ha fatto nulla per renderla operativa. Legge che stenta a decollare per l’inefficienza manifestata dal Ministero della Giustizia nel corso del 2016 e 2017 che ha approvato regolamenti degli Organismi di Composizione della Crisi che impediscono, di fatto, l’accesso alla legge da parte dei cittadini. Oggi sembra ci siano segnali positivi che a breve dovrebbero modificare la situazione precedente. Infatti, il Governo nel mese di gennaio 2019 ha approvato, con Decreto legislativo in corso di pubblicazione, il Codice della Crisi d’impresa e dell’Insolvenza che entrerà in vigore tra circa 20 mesi rimaneggiando anche la legge 3/2012. Questo può essere un primo importante segnale di inversione di tendenza da parte del Governo!
Un intervento del Governo e del Ministero della Giustizia è fondamentale al fine di evitare che i cittadini siano imbrigliati in un ginepraio inestricabile di norme e procedure dove il cittadino, sia esso consumatore o lavoratore autonomo, si perde. Questo coacervo di norme, incomprensibili ai più, aumenta la probabilità che chi si trova in difficoltà caschi nelle mani di pseudo professionisti e organizzazioni “etiche” prive di scrupoli, che aggravano la situazione già drammatica del cittadino in difficoltà.
Quindi, diviene ineludibile la necessità di organizzarsi per fornire, ai cittadini in difficoltà, una guida sicura ed affidabile nel lungo e tortuoso percorso che gli strumenti normativi prevedono. E’, altresì, necessariofornire ai cittadini tutte le informazioni per valutare l’affidabilità di chi li avvicina promettendo facili soluzioni in cambio di compensi decisamente iniqui.
Questo è il motivo principale per il quale nasce questa associazione: assistere i cittadini nel tentativo di risolvere i problemi nei quali sono imbrigliati. Assisterli a 360°. E’ evidente che tutto questo non potrà
essere senza oneri. L’Associazione, almeno nei primi anni, non ha la struttura e i mezzi finanziari per poterlo fare. Ma potrà indirizzare i cittadini nel valutare che i costi che vengono chiamati a sostenere siano il giusto ed equo compenso per le prestazioni loro fornite e, soprattutto, che le prestazioni abbiano la concretezza per giungere ad un risultato positivo per l’utente.
Per fare questo l’Associazione non può avere il limite di guardare solo alle persone in difficoltà. Deve ricercare il coinvolgimento anche delle persone che siano disponibili a dare una mano perché hanno il giusto know how, perché hanno una sensibilità adeguata al problema, che siano predisposte all’ascolto.
Il secondo motivo è un sogno: invertire i ruoli. Passare da incudine a martello. In altre parole, sostenere una adeguata formazione ed informazione verso i cittadini al fine da consentirgli di fare scelte consapevoli e che meglio tutelino il proprio singolo interesse, usando al meglio tutte le possibilità che le norme dell’ordinamento italiano mettono a loro disposizione.